I Veda

I VEDA 

“Veda è termine sanscrito che dovrebbe significare conoscenza la radice però ha il senso di vedere.
Quello che si dice è che i Veda racchiudono una conoscenza non umana, divina, che è stata scorta da alcuni veggenti (rishi).
I Veda sono una delle letterature più antiche che ci sono pervenute al mondo.
La redazione scritta di questa letteratura, testimonianza di una fase arcaica della civiltà indiana, è cosa relativamente recente, la scrittura prese piede in India nel 600 circa a.c. ma la trasmissione del testo, ad opera di alcune scuole shakas sacerdotali, grazie all’affiancarsi a questo corpus testuale di una serie di scienze ausiliarie quali la prosodia, l’astronomia e una raffinata mnemotecnica ha consentito che venisse trasmesso oralmente con una fedeltà paragonabile a quella di un moderno registratore a nastro.
Ancora adesso le versioni scritte dei Veda sono un alcunché di subordinato alla recitazione orale e esiste ancora una tradizione sacerdotale capace di recitarli oralmente.
La letteratura vedica è quasi la sola testimonianza che ci è rimasta della fase più arcaica della visione indiana.
Questo corpus di testi è costituito dai Veda propriamente detti che sono quattro raccolte di inni la più antica delle quali e la più celebre è il Rig Veda costituito da 1028 inni diviso in 10 mandala ovvero in otto astaka.
Questo Veda non presuppone nulla della letteratura indiana che conosciamo mentre il resto della letteratura indiana lo presuppone, da qui il ritenere tale Veda come la fase più arcaica della sapienza vedica.
Il Rig Veda al primo inno del primo mandala (ciclo) accenna ai veggenti (rishi) distinguendo fra nuovi e antichi veggenti accomunati dalla continuità dell’adorazione di Agni (Fuoco).
Da questo accenno si può vedere come lo strato più antico della letteratura vedica non sia un inizio ma un momento che cristallizza una tradizione antica. Il Rig Veda ha il pregio di essere uno squarcio sulla civiltà di cui a un certo punto ne registra i costumi.

Redatti in epoca successiva sono i commentari liturgici ai veda, la letteratura dei Brahmana.
Seguono gli Aranyaka testi da recitare nelle foreste dagli anacoreti.
Gli Aranyaka segnano, secondo l’interpretazione della moderna filologia il passaggio da una fase ritualistica ad una fase in cui il sacrificio si interiorizza. I Veda e i Brahmana sono espressione della religiosità della classe sacerdotale e di coloro che commissionano i loro servigi per impetrare dagli dei favori di natura pressoché terrena.
È il punto di vista dei notabili nei veda non traspare quasi nulla delle classi sociali meno elevate.
Gli aranyaka segnano la svolta verso una mistica interiore che si corona nelle Upanishad.
Le Upanishad vengono quindi definite anche vedanta ovvero fine, compimento dei veda.
Nelle Upanishad sono contenuti in nuce i semi da cui tutta l’edificio del bramanesimo classico, quello che gli occidentali hanno definito induismo, è germogliato.
Queste raccolte testuali racchiudono nella cifra di un linguaggio arcaico il sanscrito vedico la shruti ovvero ciò che è stato visto.
Accanto ad essa esiste una letteratura di ausilio che viene detta smriti, ciò che è stato udito.

La moderna filologia è imbarazzata dalla pressoché totale assenza di datazioni nella storia del pensiero indiano e di quella vedica in particolar modo. Ragion per cui non potendo stabilire in modo univoco delle date ha studiato i testi in modo assai minuzioso per poterli almeno disporli in un ordine cronologico.

Gli indiani tradizionalisti. Dal canto loro, attribuiscono ai Veda una antichità straordinaria e li fanno risalire ad almeno 4.500 anni prima di Cristo. La ricerca scientifica moderna data la scomparsa della città della civiltà dell’Indo verso il 1900 a.c. e afferma che il ferro fu introdotto nell’india del nord India verso il 1100 a.c. dato che l’Atharva Veda menziona il ferro ed è considerato più recente del Rig Veda. Il Rig Veda,in
cui non si fa menzione di tali insediamenti urbani e dal cui silenzio si deduce che questa civiltà urbana dovesse all’epoca della sua codifica già essere sparita, si collocherebbe fra

la scomparsadella civiltà dell’Indo, intorno al 1900 a.c. e il 1100 a.c. Altro data che aiuta è la datazione del 1380 a.c. attribuita a un contratto fra Hittiti e Mitanni in cui si nomina degli dei Vedici (Varuna, Mitra, Natasatya). Il 500 a.c. dovrebbe essere il termine ultimo di completamento della letteratura vedica. Questa ultima data è l’unica che dovrebbe essere certa in quanto si basa, anche, sulla considerazione che il canone buddista conosce le scritture vediche.

Tratto da
Biblioteca Elettronica Esonet.ORG

Si dividono in quattro libri conosciuti come

  1. Atharvaveda (formule propizie dei riti)
  2. Rigveda (Inni recitati durante le cerimonie)
  3. Samaveda (Veda delle melodie – mantra e canti)
  4. Yajurveda (formule sacrificali)