Trasmetto lo Yoga

Pratico lo Yoga dai primi anni 2000.
Inizialmente andavo semplicemente dietro alla maestra seguendo le sue indicazioni. Ero contenta e stavo bene, ma non posso dire che fossi entrata del senso dello Yoga.

Col tempo, lo studio e l’elaborazione interiore, ho potuto maturare e diventare sempre più consapevole dei miei “gesti yogici” e comprendere sempre meglio il senso delle sue pratiche fino a scorgerne la finalità. Cose che per un principiante sono del tutto oscure.
Ho usato il plurale, le ho chiamate pratiche, perché lo Yoga mette insieme un complesso di strumenti che vanno oltre la sola pratica di âsana unico aspetto che i non addetti ai lavori associano alla parola Yoga.
Senza tutti questi strumenti, la semplice pratica di âsana (Hatha Yoga) non può esplicare tutto il potenziale risanatore ed evolutivo dello Yoga e non può essere definito Yoga.
L’idea archetipica dell’Hatha Yoga o “disciplina delle posizioni – âsana” che riunisce la simbolica dualità Sole e Luna, è infatti quella di essere uno strumento (uno degli 8 del Raja Yoga) necessario a predisporre il complesso del corpo fisico nelle condizioni più adatte per compiere quei passi che realmente caratterizzano lo Yoga e che conducono all’armonia dei piani più sottili dell’Umano:
fisico-vitale, psichico-animico e coscienziale-spirituale.
Piani per molte persone avvolti spesso nel mistero.

In questo senso, dunque, possiamo parlare di Yoga come il percorso che conduce all’unione tra piano terreno e piano spirituale

Come praticanti della Via scientifica dello Yoga, ciò a cui assisteremo e che ci darà prova che le cose stanno funzionando, è che con il tempo sentiremo alleggerirsi, o anche sparire, la confusione mentale, la disorganizzazione, l’ansia, le dipendenze, gli automatismi, l’insicurezza, i dolori e le malattie del corpo e vedremo sostituirsi ad essi uno stato di quiete interiore duratura, lucidità, presenza, consapevolezza, chiarezza di pensiero, salute.