Sviluppare una attitudine alla gratitudine può costituire un’importante cura verso la purificazione dall’ego riferimento dove abita la nostra anima. Le basse basse espressioni di questo ego riferimento le possiamo vedere nell’invidia, nella rabbia, nel rancore, negli attaccamenti.
Ma cosa è gratitudine?
Gratitudine è non vivere eternamente in credito per qualcosa.
É non avere più quella sensazione che manca sempre una lira per farne cento o che l’erba del vicino è sempre più verde.
Gratitudine è prendersi cura: di se stessi.
E degli altri e del mondo.
Tendere una mano all’altro e così sentirsi parte di qualcosa di più grande
e non solo gratificati dalle piccole soddisfazioni ripiegate sul proprio ego.
La Gratitudine silenzia il pettegolezzo e la maldicenza.
Non dà nulla per scontato,
non pretende nulla come dovuto.
Ma non è accontentarsi o sminuirsi.
È conoscere certo il proprio valore
ma gioire per avere ancora una possibilità di migliorarsi
e farlo non solo per se, ma per il bene di tutti.
Gratitudine è amare e poi se necessario lasciare luoghi e persone sbagliate
non per malevolenza
ma per maggior bene di tutti.
Muoviamo verso la Gratitudine a partire dalle piccole cose.
Facciamo così in modo che lo sguardo interiore ed il cuore si aprano alla bellezza intrinseca di ogni cosa.
E quando è davvero difficile essere grati
proviamo a dedicarci ad osservazione attenta degli eventi
immersi nella contemplazione, nel silenzio, nella calma interiore e nel riposo dei pensieri,
che una mente stanca,
una mente agitata, offuscata e rumorosa
fa più fatica ad aiutarci ad essere grati.