La consapevolezza dell’impermanenza di tutte le cose che troviamo nel buddismo e che conduce necessariamente alla dissoluzione di tutte le forme, non contempla per l’uomo nessuna possibilità di condurlo a farlo progredire nella sua evoluzione con le sue forze.
Questa è oggettivamente una forma di nichilismo.
Consideriamo poi che al giorno d’oggi le forze del nichilismo sono all’apice e l’uomo deve saperle riconoscere e così collocarle al giusto posto.

Possiamo senz’altro dire che le indicazioni del Buddha sono ancora valide ma non possiamo dire che siano del tutto adatte all’uomo occidentale odierno, contraddistinto da intelligenza e da un chiaro pensare concettuale anche se a scapito della della saggezza o chiaroveggenza antica.

Le coerenti leggi della matematica sono imperiture e la sentenza del buddismo “tutto è impermanente”, davanti al nostro “2+2=4”, decisamente impallidisce.
Questo non rende il buddismo sbagliato e non ne scalfisce minimamente la portata, perché contestualizzandolo nel tempo e nel luogo ove è nato (India, 500 a.C.) le intuizioni di quel grande Maestro dell’umanità sono pregne di significato e di verità.

Anche Platone riconosceva che il mondo dei sensi è in continuo cambiamento e per lui il mondo dei sensi non è adatto alla Conoscenza, poichè non si può giungere a eterne leggi partendo da qualcosa che cambia in continuazione.
Anche Eraclito evidenziò lo stesso concetto con la famosa espressione “panta rei”.

In occidente troviamo quindi una trasformazione del nichilismo orientale in un atteggiamento che consente la Scienza: la conoscenza delle imperiture leggi che reggono l’esistenza.

Dice GoetheTutto l’effimero non è che un simbolo”; e nelle sue indicazioni per lo sviluppo dei centri eterici Steiner afferma che è necessario sviluppare la virtù che ci permetta di “Distinguere il perituro dall’imperituro“.

Rivisitando le quattro nobili verità in chiave occidentale potremmo dire:

Esiste la sofferenza

La sofferenza è causata dall’attaccamento al perituroL’attaccamento al perituro è causato dall’ignoranza (nescienza)

La sofferenza è causata dunque dal non saper distinguere il perituro dall’imperituro

Credendo imperituro il perituro ci attaccheremo ad esso, e quando questo cambierà soffriremo.

La differenza fondamentale tra Buddha e Steiner è che Steiner ci da una seconda indicazione (vedi “Sulla via dell’iniziazione – I gradi della conoscenza superiore”) che consiste nell’attaccare il nostro cuore all’eterno, una volta che l’abbiamo riconosciuto.

Ciò ci permette di cogliere i frutti spirituali dell’antico oriente, adattando i grandi insegnamenti del passato alle peculiarità del nostro spirito, e allo stesso tempo di usare le forze del nichilismo per ardere col nostro spirito il perituro che ci separa come un velo dalla conoscenza delle eterne leggi del mondo.

 

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