La radice yuj della parola Yoga viene dal sanscrito Yuj e vuol dire giogo.
Il processo dello Yoga aggioga.
Un tempo, quando non esistevano i macchinari agricoli per i lavori nei campi, gli uomini asservivano la forza di due buoi unendola con uno strumento apposito, il giogo.
Grazie ad esso, potevano convogliare, integrare in un’unica direzione la forza di due possenti bestie che se lasciante libere sarebbero andate ciascuna per la propria strada, mentre aggiogate ed integrate da una intelligenza superiore, venivano utilizzate per tirare in avanti, col doppio della forza, la cuspide di un aratro che così divideva la terra e preparava per la semina.
Yoga e Yuj..
Yuj descrive allora l’attività dell’unire, del collegare, dell’integrare – grazie alla intelligenza superiore cui esso conduce – forze di cui tutti gli uomini hanno dono. Queste forze sono il pensare, il sentire ed il volere e l’agire. Esse hanno bisogno di governo, hanno bisogno di essere aggiogate ed integrate da una intelligenza superiore.
Chi è quella intelligenza superiore? Apparentemente noi, ma il noi che siamo abituati a conoscere è un noi che della nostra vera essenza è solo uno specchio deformato. Ciò che realmente siamo e che potremmo chiamare il nostro vero IO, è un’altra cosa.
Quando ci riferiamo a noi stessi diciamo Io. In realtà quell’io è l’immagine che ci siamo fatti di noi stessi e che il mondo ha di noi; ciò che siamo realmente è solo un lontano parente. Distinguiamo allora quel personaggio dal vero Io. Il personaggio lo chiamiamo Ego, il nostro vero io, lo chiamiamo IO o Sé..
Lo Yoga nella pratica e nello studio dei testi (che sempre una via di evoluzione e conoscenza richiede), è allora un tentativo continuo di aggiogare, di mettere ordine, di integrare, di convogliare il potenziale delle forze del pensare, sentire e volere dal caos che possono generare in noi se non governate.
Aggiogando queste forze, diventeremo padroni di esse e le utilizzeremo come strumenti speciali per fare l’esperienza terrena.
Ma chi fa questa esperienza? Il nostro corpo? La nostra mente? no, il nostro Spirito, Il concetto di Spirito è presto detto.
Se passeggiamo in un prato fiorito, il nostro corpo fisico percepirà odori, colori, stimoli sensoriali, la nostra anima percepirà bellezza, gioia, serenità, ma quando ci domanderemo che specie di fiori sono, quando è la loro fioritura, quando il loro declino, come si riproducono, come fare a farli crescere anche sul nostro terrazzo, quello sarà lo Spirito. Lo Spirito è allora il processo del pensare e per avere un pensare libero, ed oggettivo abbiamo bisogno di non essere risucchiati dalla forze dell’anima (o mentale), quelle che ci fanno avere passioni, desideri, odio, attrazioni, repulsioni, simpatie, brame, antipatie. Tutto ciò non è il pensare, tutto ciò sono i pensieri. I pensieri sono i figli del pensare. Un pensare libero produce pensieri liberi, ma per arrivare ad un pensare libero, dobbiamo liberarci dei condizionamenti.
Lo Yoga ci porta a governare questi tre piani in maniera armoniosa andando prima a lavorare sul corpo fisico, spostandosi poi a quello anemico per giungere poi a quello dello spirito o del pensiero puro.
In questo senso, e solo in questo, possiamo parlare di Yoga come il percorso che conduce all’unione tra piano terreno e piano spirituale.
Ed è qui che incontreremo il quarto stato di coscienza. Le tradizioni esoteriche, spirituali, religiose di tutti i popoli contengono testimonianze sulla possibilità di tale stato di coscienza, che viene definito generalmente “illuminazione” o Samadhi o Nirvana, o ultimo grado dell’Iniziazione.
Non è possibile l’uso del linguaggio per descriverlo, possiamo solo dire che l’uomo in questo stato può vedere le cose come sono senza il filtro della percezione dato dai condizionamenti cui siamo costantemente sottoposti. Ed a questo si arriva solo attraverso lo sviluppo della coscienza di sé, sviluppo che il percorso yogico con mancherà di raggiungere.
Christina
Scritto da Christina Russo (proprietà intellettuale riservata)