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Lo yoga è un fiume che scorre da millenni. Nasce come intuizione interiore dei saggi vedici, diventa meditazione nelle Upanishad, si trasforma in filosofia nella Bhagavad Gita, in metodo rigoroso con Patanjali, in pratica fisica ed energetica nei testi medievali, fino a essere reinterpretato in chiave moderna.

Per capire questa lunga storia possiamo attraversare le tappe principali, seguendo i testi che ne hanno custodito l’essenza.

1. I Veda (1500-1000 a.C.)

Sono le radici più antiche della spiritualità indiana. Quattro raccolte di inni – Rigveda, Samaveda, Yajurveda, Atharvaveda – celebrano le forze cosmiche e il legame tra uomo e divino.

Nei Veda non troviamo ancora lo yoga come lo intendiamo oggi, ma vediamo già i semi: l’idea che il sacrificio interiore e la disciplina mentale possano collegare l’umano al cosmo.

2. Le Upanishad (800-500 a.C.)

Qui il linguaggio cambia: non più solo rituali esteriori, ma introspezione. Le Upanishad insegnano che il Sé (Atman) è identico all’Assoluto (Brahman). Lo yoga diventa strumento per conoscere questa verità.

Concetti come meditazione, controllo del respiro, distacco dai sensi e concentrazione interiore iniziano a emergere chiaramente.

3. Bhagavad Gita (II secolo a.C. – II secolo d.C.)

In mezzo all’epopea del Mahabharata, troviamo un gioiello: la Gita, un dialogo tra Arjuna e Krishna.

Qui lo yoga non è solo pratica solitaria, ma modo di vivere nel mondo senza esserne schiavi. La Gita insegna:

  • lo Yoga dell’azione disinteressata (Karma Yoga),
  • lo Yoga della conoscenza (Jnana Yoga),
  • lo Yoga della devozione (Bhakti Yoga).

4. Yoga Sutra di Patanjali  IV-V secolo d.C.)

Patanjali codifica lo yoga come scienza della mente: “Yoga chitta vritti nirodhah”, lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni mentali.

Introduce l’Ashtanga Yoga, le otto membra: Yama, Niyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana, Samadhi. È il testo che definisce la via meditativa e la disciplina interiore.

5. Yoga Vasishtha (tra IV e X secolo d.C.)

Un testo poetico-filosofico che espone la visione non-duale (Advaita): il mondo è un gioco della coscienza. La liberazione avviene comprendendo che la realtà ultima è pura mente e pura consapevolezza.

6. Shiva Samhita (XIV-XV secolo)

Uno dei primi testi che unisce filosofia e pratica fisica. Qui si parla di:

  • chakra ed energia,
  • pranayama e controllo del respiro,
  • mudra e bandha (gesti energetici),
  • e persino pratiche tantriche.

Introduce una visione integrata: corpo, mente ed energia come strumenti per raggiungere la liberazione.

7. Hatha Yoga Pradipika (XV secolo)

Scritta da Swatmarama, è il testo che codifica il lo yoga del corpo e dell’energia. Descrive in modo pratico:

  • asana (posizioni),
  • pranayama (tecniche respiratorie),
  • shatkarma (purificazioni),
  • mudra e bandha,
  • meditazione e risveglio della kundalini.

È considerato il manuale base dell’Hatha Yoga.

8. Gheranda Samhita  (XVII secolo)

Un altro testo classico dell’Hatha Yoga, più sistematico e pratico. Presenta un percorso in sette fasi:

  1. purificazione (shatkarma),
  2. posizioni (asana),
  3. gesti energetici (mudra),
  4. ritiri sensoriali (pratyahara),
  5. controllo del respiro (pranayama),
  6. meditazione (dhyana),
  7. samadhi (liberazione).

È molto dettagliato, quasi un manuale enciclopedico della pratica fisica ed energetica

9 Testi Vedantini e Tantrici (dal Medioevo in poi)

  • Advaita Vedanta di Shankaracharya (VIII sec.) porta la filosofia della non-dualità.
  • I Tantra descrivono pratiche energetiche e simboliche, influenzando profondamente il Kundalini Yoga e le scuole più esoteriche.

10.  Lo Yoga Moderno (XIX – XX secolo)
Nel periodo coloniale e post-coloniale, lo yoga viene reinterpretato:

  • Swami Vivekananda (1896, Raja Yoga) presenta all’Occidente lo yoga mentale.
  • Sri Aurobindo elabora lo Yoga Integrale, unendo tutte le vie.
  • T. Krishnamacharya, Pattabhi Jois, B.K.S. Iyengar sviluppano scuole moderne dell’Hatha Yoga, più orientate alla pratica fisica.

Una linea continua

Se guardiamo questo cammino, vediamo che lo yoga è passato:

  • dal rituale al filosofico,
  • dal filosofico al meditativo,
  • dal meditativo al fisico ed energetico,
  • e infine a una sintesi moderna che cerca di unire tutte queste dimensioni.

Ogni testo è una tappa di questa trasformazione: i Veda sono il seme, le Upanishad il germoglio, la Bhagavad Gita la sintesi etica, Patanjali la scienza mentale, l’Hatha Yoga Pradipika e la Gheranda Samhita il corpo come tempio, Vivekananda e Aurobindo il ponte con il mondo moderno.

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