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In cinquemila anni lo Yoga ha accompagnato l’evoluzione dell’umanità, ma lo ha fatto in modi diversi, perché l’uomo non è sempre stato lo stesso: la sua coscienza, il suo corpo, il suo rapporto con il divino sono mutati profondamente nel corso dei millenni.

Lo Yoga nasce in India nella prima epoca postatlantica, quando l’uomo discendeva ancora dall’umanità atlantidea e conservava un legame vivente con il mondo spirituale. Non percepiva la materia come oggi, come qualcosa di opaco e impenetrabile: avvertiva la vita sensibile come una parvenza, una velatura dell’essenza spirituale, e per questo la chiamava maya – illusione, apparenza. La nostalgia delle sue origini divine lo spingeva ininterrottamente verso il ricongiungimento con ciò che era all’inizio.

Fu in questo contesto che nacque lo Yoga nel suo significato originario: ri-unione con il divino. La parola stessa Yoga deriva dalla radice yuj, unire, ma porta anche il senso di aggiogare, come il giogo che nell’aratro unisce due forze per un lavoro comune. In questa immagine si esprime bene il senso profondo dello Yoga: armonizzare e congiungere le diverse forze dell’essere umano affinché operino insieme per la sua evoluzione.

Per questo lo Yoga non è mai stato, nella sua essenza, né una religione né una semplice filosofia, ma una via di salvezza, una soteriologia: un percorso reale che conduce a stati di coscienza più elevati. Non nasce come ginnastica o come mezzo per ottenere articolazioni sciolte e sonni tranquilli, benché anche questi effetti possano accompagnarlo. Lo Yoga autentico è un compagno di viaggio che aiuta a camminare verso una consapevolezza sempre più viva del senso della vita, unendo l’uomo alla sua parte più alta.

Tuttavia, ciò che fu possibile per l’uomo delle origini non lo è più nello stesso modo per l’uomo moderno. Nei tempi antichi la conoscenza dei rishi avveniva per chiaroveggenza naturale: essi non dovevano sforzarsi di penetrare il sovrasensibile, perché la loro coscienza era ancora aperta alla rivelazione. Oggi questo stato è tramontato. L’uomo non può e non deve più tornare a una mistica incosciente, ma deve sviluppare una via nuova: la via della conoscenza cosciente.

Oggi l’Io è più forte, più libero, ma anche più solo. Deve imparare a governare le percezioni sensibili e le reazioni interiori, che nascono come desideri, brame, attrazioni e repulsioni. Può lasciarsi dominare dalle continue richieste dell’anima – stimolate dall’esperienza sensoria – oppure può elevarsi utilizzando la propria facoltà di pensiero, che è la più alta forza di cui dispone.

Ecco perché l’umanità moderna ha intrapreso la via della scienza: conoscere le leggi oggettive della materia significa sottrarre se stessi al gioco cieco degli impulsi e conquistare una libertà interiore più grande. Solo se so come una cosa si smonta, posso anche ricomporla. In questo senso, la rivoluzione scientifica è parte del destino spirituale dell’uomo: non per ridurlo alla materia, ma per fargli scoprire, attraverso la materia, i segreti della creazione.

Così l’uomo penetra sempre più in profondità nei fenomeni del mondo fisico, fino all’infinitamente piccolo, scoprendo che la materia non è ciò che appare: la fisica quantistica mostra che la realtà è insieme onda e particella, vibrazione e forma, e in questo dualismo si rivela come un antico incantesimo che l’uomo sta lentamente disincantando.

Ma la scienza da sola non basta: deve trasformarsi in pensiero vivente, capace di oltrepassare il materialismo senza rinnegarlo. L’Io deve scoprire, con le sue forze, come le cose vengono create, come la materia stessa è una cristallizzazione dello spirito, e infine come anche l’uomo può diventare creatore consapevole di se stesso.

Per questo lo Yoga, oggi, non può più essere la stessa disciplina dei tempi vedici. Non può essere solo un ritorno nostalgico a un antico chiaroveggere. Deve diventare una via che rafforza l’Io cosciente, che unisce l’armonia del corpo alla chiarezza del pensare, e che permette di vivere in equilibrio tra materia e spirito. È ancora un cammino di unione, ma unione conquistata nella libertà, attraverso la conoscenza.

Oggi, nell’epoca dell’anima cosciente, come la chiama Rudolf Steiner, l’uomo è chiamato a compiere un passo ancora più audace: deve sviluppare la capacità di riconoscere il divino non più come rivelazione esterna, ma come forza interiore che nasce dalla libertà.
Tutto ciò che un tempo veniva donato come chiaroveggenza naturale deve essere ora conquistato con un pensare vivente, capace di oltrepassare il materialismo senza rinnegarlo.
Lo Yoga, se inteso nel suo senso più profondo, può diventare un sostegno a questo processo:
non un ritorno passivo al passato, ma un aiuto a radicare l’Io nell’esperienza presente, affinché la conoscenza del mondo e la conoscenza di sé si incontrino.
Così, attraverso la libertà del pensiero e la disciplina dell’Io, l’uomo moderno può trasformare la coscienza in uno strumento di reale percezione spirituale, superiore a quella antica perché pienamente consapevole.

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