Shri Shankaracharya insegna che Prāṇa è l’alito di vita, l’energia sottile che anima e sostiene il corpo. Non è solo una forza biologica, ma anche l’espressione attiva dell’Io, il principio che permette alla materia di vivere.
Immaginiamo un frullatore. Senza elettricità, è solo un oggetto inerte, un insieme di componenti assemblate. Nessuno dubita che, per funzionare, necessiti di una corrente esterna che lo alimenti. Eppure, quando si tratta del corpo umano – anch’esso un insieme di minerali organizzati in strutture complesse – ci dimentichiamo di porre la stessa domanda: cosa dà vita a questo ammasso di elementi minerali?
Come possono delle sostanze chimiche, prese da sole, diventare un organismo vivente capace di crescere, sentire, pensare? Deve esistere un “campo”, un principio che collega e sostiene le funzioni vitali. Se per un oggetto inanimato accettiamo l’idea di una forza esterna che lo “accende”, perché non lo ammettiamo per noi stessi?
Da dove viene l’energia che ci tiene vivi?
La scienza riconosce che tutte le funzioni cellulari – dalle reazioni chimiche al metabolismo, fino agli impulsi nervosi – dipendono da flussi elettrici e biochimici. È vero: ogni cellula genera e riceve segnali elettrici, ma da dove viene il principio ordinatore che mantiene tutto in equilibrio?
La biologia moderna parla di campi elettromagnetici che regolano la comunicazione tra le cellule. Ogni molecola non è isolata, ma vibra in relazione a un campo più ampio. È in questo campo che risiede la chiave della vita: non è la singola particella a generare la vita, ma l’insieme delle forze che la attraversano.
Le tradizioni spirituali chiamano questo campo Prāṇa, il corpo vitale o eterico (Prāṇamaya Kosha). È un livello di realtà che non è percepibile dai sensi fisici, ma di cui possiamo cogliere gli effetti: è la forza che solleva la materia fuori dalla staticità del minerale e la porta nel regno del vivente.
Il Corpo Eterico come campo vitale
Questo involucro vitale – il Corpo Eterico – è composto da correnti sottili, vibrazioni che la fisica moderna descriverebbe come onde. È ciò che precede e sostiene la materia. Non a caso, la fisica quantistica ha scoperto che, a livello profondo, la materia è energia condensata, un intreccio di onde e particelle.
Nella tradizione indiana, il prāṇa circola attraverso canali invisibili chiamati Nāḍi, che corrispondono in parte ai “meridiani energetici” della medicina cinese. È lungo queste vie sottili che il soffio vitale fluisce, alimentando organi e tessuti, e collegando il corpo fisico alla coscienza.
Quando questa forza si ritrae, la materia torna al suo stato minerale: è ciò che chiamiamo morte.
Prāṇa, ponte tra corpo e coscienza
Il prāṇa non è solo ciò che tiene in vita le cellule. È anche il ponte attraverso cui l’anima comunica con il corpo.
Le onde del pensiero, generate dall’anima razionale e cosciente, vengono trasmesse al cervello e al sistema nervoso attraverso il corpo eterico.
Le emozioni e le percezioni, proprie dell’anima senziente, si riflettono nel corpo grazie alla stessa rete pranica.
Senza il prāṇa, la coscienza non potrebbe agire sulla materia. È come un traduttore che rende visibile e tangibile ciò che, altrimenti, rimarrebbe solo spirituale.
Il soffio vitale cosmico
Il prāṇa è il soffio vitale universale. È la stessa forza di cui parla la Bibbia: “Dio soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7). È ciò che esisteva prima della materia e che la sostiene.
La parola sanscrita prāṇa significa anche “prima del respiro”, “prima delle acque” – un richiamo al principio originario, prima del brodo primordiale, prima di ogni forma.
Senza questa sostanza cosmica, nessuna forma vivente potrebbe esistere:
- è il prāṇa che fa aggregare le cellule in un organismo coerente;
- è il prāṇa che mantiene l’unità e la vitalità di un essere vivente;
- ed è sempre il prāṇa che abbandona il corpo alla morte, riportando la materia al suo stato minerale.
Una visione unificante
Il prāṇa circola in tutti i regni della vita – minerale, vegetale, animale, umano – ma solo nell’uomo diventa ponte tra materia e coscienza spirituale. È la corrente che unisce cielo e terra nel nostro stesso corpo.
In sanscrito, il corpo vitale si chiama Prāṇamaya Kosha: è il secondo involucro dell’essere umano (dopo il corpo fisico Annamaya Kosha), che lo collega agli strati più sottili della sua esistenza.
Quando percepiamo il prāṇa come realtà vivente, non vediamo più il corpo come una macchina isolata, ma come un campo dinamico attraversato da forze cosmiche.