“non prendere ciò che non ci viene dato liberamente”
“asteya-pratisthayam sarva-ratnopasthanam“
II.37
“Quando (lo yogin) non desidera più appropriarsi è stabile nell’onestà, le ricchezze interiori si presentano spontaneamente”.
Non rubare allora? Eh no. Troppo semplice.Siamo convinti di non essere ladri solo perché “di notte non andiamo a rubare nelle case degli altri”?
Patanjali non dice “non rubare” ma: “non prendere ciò che non ti viene dato liberamente”.
Si richiede un pensiero non invadente. Se incontriamo una persona e sbottoniamo la nostra bocca in profusi racconti personali, ci siamo domandati se quella persona volesse, potesse, avesse tempo per ascoltarci?
Il tempodi questa persona che, gentile o timida, non riesce a sottrarsi al nostra invasione, alle nostre insistenze, alle nostre richieste, ci siamo mai chiesti se potendo scegliere non lo avrebbe concesso a noi? Non è questo un sottrarre qualcosa a qualcuno?Governare questo pensiero, ecco cosa significa non prendere ciò che non ci viene liberamente dato.
Proviamo a domandarci allora quante volte prendiamo cose che non ci vengono liberamente date.
Principio di reciprocità
Sul tappetino allora non sottraiamo tempo agli altri, non arriviamo in ritardo, curiamo il nostro spazio, impariamo a governare le nostre parole. Questo ci porta ad avere nei confronti dell’altro un grande rispetto della sua libertà.
Questo è Asteya.