di Gianfranco di Paolo

   L’uomo secondo i canoni della medicina tradizionale di orientamento positivista, è paragonato ad una macchina, ad un laboratorio dove tutto è possibile sperimentare.
Dagli albori della Storia della Medicina moderna i primi anatomisti, da Harvey a Malpighi, sezionavano i cadaveri per decifrarne e studiarne i misteri più segreti e nascosti; per millenni il corpo umano era visto come una frontiera invalicabile, un universo sconosciuto.
Nel momento in cui si contemplava lo stesso Universo, esteso e meraviglioso, così si faceva con l’essere umano, piena e totale immagine del suo creatore (vedi Genesi).
L’Uomo era inteso come essenza della Forza Vitale, della Grandezza creatrice cosmica (vedi Genesi): dalla Forza primordiale si erge un nuovo essere

Il paragone con il Dio creatore fa dell’Uomo per gli studiosi del tempo un essere impossibile da scrutare e da studiare: la Religione si compenetra con la Scienza e quest’ultima diventa suo strumento in tutti gli effetti, rilevandone i limiti tecnici ed epistemologici.
Ma si può allora considerare il cadavere ancora un essere umano, l’immagine vivificante del creato?
Qui nasce il bivio, la separazione tra una medicina che nell’uomo vede soltanto lo specchio di un casuale e caotico movimento atomico ed un’altra che nell’uomo vede riflettersi la Forza del soffio vitale, le energie cosmiche universali.

In questa direzione va anche la comprensione della malattia che per i primi è intesa come
espressione di castighi, di maledizioni divine, semplici ostacoli meccanici, “guasti” corporei o disordinati funzionamenti meccanici,
per i secondi un segnale, un campanello d’allarme che sta lanciando l’organismo non più capace a mantenere l’equilibrio tra il mondo interiore e quello esteriore, tra il sonno, espressione del viaggio cosmico-spirituale umano, e la veglia, riflessione costante delle forze creatrici.

    La malattia, dunque, è la nostra incapacità a leggere tali opposizioni in noi stessi, esse non possono più svolgere un ruolo regolatore ed armonizzante: a questo si associa il significato di salute intesa come armonia, come equilibrio, come “ maestra di vita.
La rottura di questo equilibrio instaura la patologia: tra il microcosmo umano ed il macrocosmo universale non c’è più il collegamento, la linea armonica che consente di unire l’umano al divino che è presente in ciascuno di noi.
I rimedi usati per sanare le malattie ben si addicono a questa visione di uomo-macchina o uomo-laboratorio: la terapia diventa solo una semplice verifica quantistica; il terapeuta si rivolge alla patologia e non al paziente.
Quando quest’ultimo è malato non ne è responsabile ed il terapeuta ne può facilmente assumere il controllo, da qui l’onnipotenza del medico e tutte le sue conseguenze attuali: accanimento terapeutico, imposizione farmacologia, disumanizzazione, incomprensione

La scoperta dei primi farmaci agli inizi del ‘900 (antinfiammatori, antibiotici) ci informano come la singola causa patologica venga affrontata soltanto come un effetto di una causa esterna alle normali funzioni omeostatiche dell’organismo malato: di fronte ad una tonsillite, ad esempio, si va alla ricerca della causa infettiva, del batterio in questione.
Nessuno si pone la domanda sulle CAUSE che hanno indotto l’organismo a CEDERE a tale aggressione: il sintomo definibile, quantizzabile, riproducibile è da studiare e da catalogare, il paziente finisce nell’essere conglobato in questa visione e diventa soltanto un semplice o complesso caso clinico da analizzare.

Con la volontà di studiare e di ammirare  tutti gli esseri viventi ben comprendiamo come la Forza Vitale si integra, si compenetra dentro ognuna di esse, nello stesso modo come lo effettua  in un minerale, in una pianta o in un animale.
Tale funzione creatrice è riconoscibile molto bene in una pianta: essa affonda le sue radici nella Terra e cresce innalzandosi verso il Cosmo, vincendo la forza di gravità attraverso il suo processo di crescita, espressione tangibile di tale Forza che è in essa.
L’animale, che naturalmente ha un corpo fisico compenetrato di corpo vitale, si differenzia dalla pianta per il fatto che sviluppa una coscienza, che mostra sensazioni, come istinti, brame, dolore, gioia.

Nel caso dell’essere umano la Forza vitale si differenzia nell’espressione delle forze animiche-spirituali, nella possibilità di costruire una coscienza capace di interagire con le proprie sensibilità e razionalità: tra un corpo eterico ed un corpo astrale in equilibrio armonico con il corpo ritmico e l’Io che dirige attraverso la sua “verbalità”.

“Una cosa soprattutto dimostra nel modo più profondo l’eccelenza degli esseri superiori in confronto a quelli inferiori: la facoltà di far risuonare nella parola ciò che vive nell’intimo, di comunicare il pensiero al mondo ambiente con la parola.
Guardate all’animale inferiore: è muto, non è in grado di esprimere il proprio dolore o il piacere con la parola;
si limita a produrre in vario modo dei suoni come la cicala o il calabrone.
Quanto più si sale nella serie degli animali, tanto più si sviluppa la facoltà di manifestare l’interiorità col suono, di comunicare col suono ciò che l’anima prova. E l’uomo sta tanto al disopra degli altri esseri, proprio in quanto è in grado non solo di esprimere in parole il proprio dolore o il piacere, ma anche di esprimere in parole, in pensieri, quanto trascende la propria vita personale, ciò che è spirituale.   […]

L’uomo non era ancora presente nella sua forma odierna, in stadi precedenti della Terra; esisteva invece in forma imperfetta, ancora muta, evolvendosi poi gradualmente fino a divenire un essere dotato di parola di Logos.
Ma la possibilità di quella evoluzione è dovuta al fatto che quanto in lui si manifestò da ultimo, il principio creativo, esisteva fin dal principio in una realtà superiore.
Ciò che poi andò sprigionandosi dall’anima era all’inizio il principio creatore divino; la parola che poi risuonò proveniente dall’anima, il Logos, era al principio; e il Logos stesso ha diretto l’evoluzione in modo che apparisse alla fine un essere in cui esso stesso potesse manifestarsi.
Ciò che nel tempo e nello spazio apparve da ultimo, nello spirito esisteva per primo.” 

Il Vangelo di Giovanni. Rudolf Steiner – Edizione Antroposofica  1995 Milano.

Grazie alla forza dell’Io, del Logos, l’uomo è in grado di camminare eretto, di ergersi  verso l’alto, di parlare e di pensare, può essere creatore di idee ed esprimere attraverso la presa di coscienza di se stesso il proprio mondo interiore per farlo  evolvere con quello universale del mondo.

Un tempo le forze divine arrivavano all’uomo da un cosmo spirituale esterno ed egli naturalmente le seguiva:

Davanti a noi abbiamo l’Uomo nella sua globalità con un corpo fisico, un corpo vitale o eterico, un corpo animico o astrale  ed un Io.

Il corpo fisico è costituito da tutto ciò che è la parte materiale dell’uomo, da tutte le sue strutture e componenti fisiche: la parte governata da quelle leggi della fisica e della chimica che sono comuni a tutti gli elementi del Cosmo e delle quali noi ne siamo parte integrante ed indissolubile.

Ben comprendiamo allora come inconsciamente, in un giuoco magico e incomprensibile,  dal Cosmo stesso siamo attratti: come  dei magneti da una Forza che non è più terrestre ma Universale ed infinita. L’Uomo riprende queste stesse leggi che strutturano il mondo minerale-fisico  ed attraverso degli archetipi ad essi legati li fa vivere dentro di sé armonizzandoli con le altre sue costituenti; la fisicità minerale si incarna in questo modo nell’Uomo e gli permette di costituirsi come organismo, cosciente di possedere in sé delle Leggi capaci di farlo iniziare in questo cammino.

Nel contesto del mondo fisico si pone l’uomo che descriviamo come cadavere: egli è soltanto la parte fisica dell’eterna entità umana, una porzione di un qualcosa di molto più complesso ed articolato che trascende da qualsiasi descrizione casualistica.

Dal momento che cominciamo a parlare di ereditarietà, di crescita, di rigenerazione e di funzioni ritmiche entriamo nel merito delle forze propriamente dette di vita, quelle che riuniamo nel corpo eterico. Etere è un nome greco che vuol dire “parte vitale terrestre illuminata dal Sole”.

“ La pianta racchiude in essa tale principio: con le radici è ancorata all’oscurità profonda della terra, con il fiore si spinge verso la luce del Sole e nella parte verde della sfera del fiore si trova l’armonia dei processi, persino il fenomeno originario della pianta stessa, secondo forma ed essenza.”
(R.Hauschka: La natura della sostanza  Ed. Antroposofica   1991 Milano)

La luce solare, cosmica, si materializza nella pianta in presenza degli elementi minerali: acqua e anidride carbonica; è quella stessa luce che Goethe, nella descrizione della Teoria dei colori, descrive nelle sue  “qualità morali, azioni e passioni”.

R.Steiner descrisse come queste forze eteriche, che nella pianta permettono la germinazione, la crescita e la nutrizione, nell’uomo lavorano maggiormente permettendogli, dai cinque ai sei anni, lo sviluppo delle capacità di pensiero.

Il pensiero è effettivamente diretto dalle stesse leggi che governano la crescita, la vita: come nell’infanzia le forze eteriche sono occupate a dirigere le forze costruttrici di crescita, nell’adolescenza e nella fase adulta si consacrano ad altre attività di tipo animico; la crescita si svolge nell’ambito spirituale. Questo rapporto si vede molto bene nelle differenti fasi della vita: più il bambino  è giovane meno pensa coscientemente; crescendo  diminuiscono le forze di costruzione e aumentano le forze di pensiero.

“Le leggi della crescita, della guarigione, della riproduzione e quindi anche del pensiero, hanno un carattere plastico”
(Dr. Michaela Glockler )

Tratto da www.gianfrancodipaolo.com

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